Tragedia in Sardegna: Si suicida un sedicenne, sullo sfondo un passato di maltrattamenti

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  Una tragedia ha scosso il nord della Sardegna con la morte di un ragazzo di 16 anni, che si è tolto la vita nell'abitazione della zia, dove risiedeva. Il giovane, il cui passato era stato segnato da gravi abusi familiari, non ha lasciato messaggi che potessero spiegare il suo estremo gesto. Il corpo del ragazzo è stato scoperto dalla zia, che ha immediatamente allertato i soccorsi, ma purtroppo per il giovane non c'era più nulla da fare. Il sedicenne era stato affidato alla custodia della zia materna alcuni anni fa, a seguito dell'arresto dei suoi genitori. 

  Questi ultimi, insieme a un'altra parente, erano stati accusati di maltrattamenti e sequestro di persona nei confronti del minore e condannati definitivamente dalla Cassazione nel 2022 a otto anni di reclusione. Le vicende giudiziarie rivelano un quadro di sofferenze inenarrabili che il ragazzo aveva vissuto dall'età di 11 anni: segregato in una stanza al buio, con porte e finestre sbarrate e privato del cibo. Fu lo stesso bambino a chiamare i soccorsi attraverso un cellulare senza scheda, gesto che portò all'intervento dei carabinieri e alla fine del suo calvario. I genitori, durante il processo, avevano ammesso la loro colpevolezza, giustificando gli abusi come un tentativo di controllare il comportamento ritenuto troppo vivace del bambino. I giudici, nella loro sentenza, hanno riconosciuto che il minore aveva subito abusi fisici e psicologici per mesi, un trauma che il ragazzo aveva raccontato anche nei suoi diari segreti. 

  Questa tragica fine solleva questioni profonde sulle cicatrici invisibili lasciate dall'abuso e sulla necessità di un supporto psicologico continuativo per le vittime di violenza familiare. La comunità e le istituzioni sono ora chiamate a riflettere sull'importanza di interventi preventivi e di rete in supporto agli adolescenti in situazioni di vulnerabilità, per evitare che tragedie simili si ripetano.