Liberazione delle spiagge sarde: La fine di un'era di servitù militari

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  Con un colpo di penna che sembra quasi magico, la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha cancellato ieri, 12 dicembre, le servitù militari su alcune delle spiagge più iconiche della Sardegna. Porto Tramatzu nel poligono di Capo Teulada, la spiaggia di S'Enna e S'Arca nell'area di Capo Frasca, e un'ulteriore porzione di scogliera vicino a quest'ultima, sono stati finalmente liberati. 

  "Si tratta della conclusione di un lungo iter per la riconquista e la liberazione dalle servitù militari di luoghi simbolo delle rivendicazioni sardiste", esulta Christian Solinas, presidente della Regione. La sua dichiarazione trasuda di un orgoglio che si mescola a una vittoria storica per i sardi, un popolo che ha lungamente rivendicato i propri diritti e la propria terra. Questa decisione segna la fine di un capitolo controverso iniziato dopo la Seconda guerra mondiale, quando, con la firma del piano Marshall, l'Italia concesse agli americani basi militari nel Mediterraneo. La Sardegna, ricorda una nota della Regione, ha pagato un prezzo pesante per questa scelta: migliaia di ettari di territorio e un vasto tratto di mare sono stati sottratti ai cittadini e alla natura per scopi militari.

  La scelta di liberare queste spiagge non è solo un gesto simbolico ma anche un importante passo verso il riconoscimento dei diritti della Sardegna. "Ancora una volta il lavoro e il pragmatismo hanno dato i loro frutti. Non è un caso che la via del dialogo sia sempre la più produttiva", afferma Solinas, sottolineando l'importanza del dialogo nel raggiungere risultati concreti. La decisione di oggi rappresenta una vittoria per i sardi e per tutti coloro che hanno lottato per la riappropriazione di questi spazi. È un momento di gioia, di festa e di riscatto per una regione che ha visto le sue spiagge e i suoi mari off limits per decenni. Ora, queste spiagge tornano ai sardi, restituendo alla Sardegna un pezzo della sua identità che per troppo tempo le è stato sottratto.

  In questo contesto, la Sardegna si riafferma non solo come un'isola di bellezza naturale, ma anche come un luogo di resilienza e di resistenza, dove la lotta per l'autodeterminazione e per il rispetto dei diritti non è mai stata vana. Il futuro si prospetta luminoso per queste aree liberate, che ora possono finalmente respirare e rivivere, tornando ad essere parte integrante del patrimonio naturale e culturale sardo.