Confermati tre casi di peste suina africana a Dorgali: un virus "di importazione"

-
  Dorgali – I risultati delle recenti analisi eseguite sugli animali di un allevamento di Dorgali hanno confermato la presenza di tre casi di peste suina africana. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che i casi riconosciuti appartengono al genotipo due, che negli ultimi tempi è stato individuato in Lombardia, lontano dalla Sardegna. L'assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, ha spiegato: "Parliamo di una variante non autoctona della Sardegna, ma oggi presente in diverse regioni italiane. Si tratta quindi di un contagio di importazione." 

  Le indagini, attualmente in corso, hanno l'obiettivo di capire le dinamiche alla base della comparsa del focolaio nell'allevamento in questione. Va sottolineato che questi tre casi sono i primi rilevati in Sardegna dal 2018, anno in cui, fortunatamente, non furono registrati focolai del virus. L'assessore Doria ha anche rassicurato i cittadini e gli allevatori sardi: "La Sardegna ha adottato specifici protocolli per la mitigazione del rischio, e le misure attuali sono pienamente operative. Il sistema dei controlli funziona e ha dimostrato ancora una volta una notevole capacità di intervento: in poche ore siamo riusciti a rintracciare il virus e isolare il focolaio. 

  Dopo anni di lotta alla peste suina, rimaniamo vigili e quanto accaduto rafforza la nostra determinazione a mantenere alti livelli di attenzione." La presenza di un contagio di importazione, tuttavia, segnala i progressi significativi compiuti dalla Sardegna nel contenere e eradicare la malattia. L'assessore ha poi proseguito: "Questo dato è fondamentale, perché conferma i risultati raggiunti sul fronte dell'eradicazione e non intacca il percorso costruttivo intrapreso con l'Europa." Dal maggio di quest'anno, la mappa delle restrizioni legate alla peste suina africana in Sardegna ha subito notevoli modifiche. Il comitato degli Stati membri dell'UE ha infatti riveduto la geografia delle zone a rischio sull'Isola. Oggi, le aree non soggette a restrizioni sono aumentate dal 42% al 60%, coprendo 239 comuni su 377. 

  In conclusione, mentre i recenti casi confermano la necessità di una vigilanza costante, il fatto che siano di importazione e non autoctoni ribadisce il successo degli sforzi compiuti dalla Sardegna nella lotta contro questa malattia.