La cosiddetta Villa di Tigellio è un complesso di rovine di epoca romana situato nel quartiere di Stampace, a Cagliari, che prende erroneamente il nome da Tigellio, musicista e poeta originario di Caralis.
Le strutture sono pertinenti ad un edificio termale e a tre edifici abitativi, tipologicamente definibili "ad atrio tetrastilo", cioè contraddistinti dalla presenza di un atrio con quattro colonne collocate ai quattro angoli di una vasca centrale chiamata "impluvium" per la raccolta dell'acqua piovana.
Dei tre edifici sottoposti ad indagine di scavo, due sono emersi con maggior evidenza: la "casa del tablino dipinto", che ha restituito resti di pavimentazione mosaicata, e la "casa degli stucchi" che deve il suo nome alla presenza di una notevole quantità di frammenti di decorazione in stucco.
La Villa Tigellio, da qualche anno non è accessibile, e si trova in uno stato di degrado inaccettabile. L’ingresso di Via Carbonazzi (rigorosamente chiuso), è pieno di ferraglia e rifiuti vari ed è sparito anche il cartello della mappa. Per non parlare del monumento, sia la passerella che la “casa degli stucchi” sono completamente invase da sterpaglie ed erbacce infestanti. E’ una vergogna che un sito di una certa importanza sia completamente snobbata dall’amministrazione comunale vigente e dall’assessora competente. Eppure un paio di mesi fa, l'assessora Deidda in un intervista all'Unione sarda aveva affermato che:«Abbiamo messo in bilancio i soldi per ripulire Villa Tigellio», circa 150mila euro, «a breve procederemo. Poi lo spazio sarà "ceduto" al servizio Cultura che deciderà sulla gestione». Troppi sono i monumenti lasciato al degrado sia per una burocrazia lenta e farraginosa ma anche per colpa di chi sta amministrando (male) la nostra città.
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